Capitáno...

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    Non ero ancora riuscito a separarmi da quell'ambiente che avevo chiamato casa per molto anni e cercavo di ritardare quanto il piú possibile l'allontanamento da quel luogo.
    In quel momento Susan non c'era, era uscita per sbrigare alcune commissioni e non sarebbe tornata prima di un bel po' di tempo, cosí mi aggiravo tra i corridoi alla ricerca di qualche ragazza con cui distrarmi.
    Salutai con il mio solito sorriso furbo e sollevandomi leggermente il cappello alcune giovani che lavoravano lí, passando tra di loro mentre la maggior parte di esse si divertiva con clienti molte volte facoltosi.Se le loro mogli scoprissero ció che fanno qui li butterebbero fuori di casa. Devo ricordarmi di chi sono, potrebbero sempre tornarmi utili questi segreti...
    Salii le scale di corsa guardandomi a destra e a sinistra fin quando non vidi la ragazza che cercavo,Alexandra, la mia preferita. Certo, non era valeva niente in confronto a Caitlin, ma i suoi lunghi capelli neri e il suo seno prosperoso mi attiravano particolarmente, era cosí diversa da lei...
    Tirai un'ultima boccata dalla sigaretta che stavo fumando prima di buttarla sul pavimento e di prendere Alexandra per la vita trascinandola vicino a me. Buon pomeriggio piccola, che ne diresti di divertirci un po' adesso?Lei fece una risatina stringendo le braccia attorno al mio collo e alzandosi sulle punte -Capitano... vostra moglie non sará gelosa?- Le diedi un bacio sulle labbra-Ovviamente no se saremo abbastanza bravi da non farci scoprire...-Aprii la porta dietro di me mentre continuavo a baciarla e poi la spinsi sul letto mentre lei continuava a ridere e faceva qualche piccolo grido. Mi buttai sul letto anche io arrivando a pochi centimentri da lei-Il leone é tornato... vieni qua gattina-Lei affondó le sue unghie sulle mie spalle e allora mi tolsi la camicia, ma in quel momento momento mi accorsi che la porta era rimasta aperta e cosí mi alzai per chiuderla con i pantaloni giá mezzi abbassati.
     
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    Tutto gravava sulle mie spalle: l'affitto, il permesso per esercitare la professione, la ricerca di fondi a casa dei clienti che si erano casualmente dimenticati di pagare al momento. Dovevo fare sempre la parte della cattiva, dell'uomo di casa, perché il vero uomo si faceva solitamente i fatti suoi chissà dove, e di certo non rientravo nemmeno lontanamente nei suoi pensieri.
    In quel momento rientrai nella mia casa di Tenter Street e con passo felpato mi diressi verso la mia stanza, al piano superiore, per cambiarmi e darmi una rinfrescata: non avevo intenzione di disturbare le ragazze al lavoro ed avevo l'obbligo morale di apparire sempre elegante e cortese con le mie dipendenti e quindi mi era vietata la tenuta da casa, con i capelli sciolti e gli abiti allentati. No! Per me era sempre una messa in scena, ogni giorno della mia vita. Una volta potevo permettermi di non fingere con mio marito Matthew, ma era passato tanto tempo dal nostro ultimo incontro, sia mentale che fisico, quindi non mi sentivo più in condizione di aprire il mio cuore nemmeno a lui. Mi sentivo una statua di pietra al solo pensiero degli anni passati insieme, con la passione e l'intesa che ci legava così stretti uno all'altra. Evidentemente, quella corda doveva essere stata tagliata, poiché colui che era la mia roccia si era sgretolato come gesso e mi aveva lasciato sola, ad essere il sostegno di me stessa.
    Salita l'ultima rampa di scale adocchiai una sigaretta ancora fumante e sgranai gli occhi: possibile che fossero così eccitati da non pensare che potevamo andare a fuoco con un gesto come quello? La spensi col tacco e poi la presi tra le mani, studiandola e cercando di capire a chi potesse appartenere. D'un tratto una voce anche troppo familiare giunse al mio orecchio e mi voltai, quasi temendo ciò che mi si poteva parare davanti. La porta era aperta ed ebbi un brivido nel notare due figure avviluppate sul letto; da quella posizione non riuscivo a vedere di più e quindi mi avvicinai, cautamente, proprio mentre mi sembrava di vedere avvicinarsi un uomo (e non un uomo qualsiasi, ma proprio mio marito) alla porta. Rimasi pietrificata, con la sua sigaretta tra il pollice e l'indice della mano sinistra. Lo guardai, tendendo i muscoli del viso per non lasciar trapelare nessuna delle emozioni che si alternavano nel mio animo.
    A meno che tu non voglia curare ustioni di terzo grado dopo l'amplesso, è proibito gettare sigarette nel corridoio. Mi sono spiegata?
    Dissi, severamente.
    E adesso chiudi la porta, potrei vomitare e non sarebbe decoroso.
    Aggiunsi, a denti stretti, prima di avviarmi a passo svelto verso la mia stanza, con gli occhi che bruciavano per la vergogna.
     
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    Avevo appena appoggiato la mano sulla maniglia della porta continuando a dare le spalle al corridoio quando notai che Alexandra si era tirata di colpo il lenzuolo del letto fin sopra le spalle e aveva assunto un'espressione sorpresa.
    Mi voltai con la fronte corrugata e trovai Caitlin immobile quasi sulla soglia della porta che guardava la scena e sopratrutto me severamente,al che non potei fare a meno di soalancare gli occhi per la sorpresaDiavolo. mormorai mentre chiudevo gli occhi rialzandomi in fretta e in furia i pantaloni riallacciandomeli per non peggiorare ulteriormente la situazione, tra le dita teneva la sigaretta che avevo gettato poco prima.
    A meno che tu non voglia curare ustioni di terzo grado dopo l'amplesso, è proibito gettare sigarette nel corridoio. Mi sono spiegata?
    Dopo un iniziale momento di smarrimento dovuto alla sua improvvisa ed inaspettata apparizione ripresi il controllo su di me e mi appoggiai mollemente allo stipite della porta con il gomito appoggiato sull'orecchio ignorando completamente il suo rimprovero e scrollando semplicemente le spalle con noncuranza Almeno non avresti più problemi riguardo l'affitto.
    E adesso chiudi la porta,potrei,vomitare e non sarebbe decoroso Eppure quando lo facevamo noi mi sembrava ti desse fastidio, anzi se permetti...
    Lei si voltò e fece per andarsene ma mi allungai per afferrarla per il braccio Ehi la guardai dritta negli occhi e comunque non mi sembra nemmeno che te la prendessi tanto se mi divertivo con una delle tue ragazze, almeno adesso non hai motivo di sentirti gelosa.
     
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    Non osavo immaginare altro riguardo quella scena, cosa era già accaduto e cosa altro sarebbe successo tra quei due. Ero abituata ai tradimenti da parte sua, ma raramente lo coglievo in flagrante, ed ogni volta non riuscivo a non soffrire immensamente. La necessità di mostrarmi impassibile e professionale non faceva che aumentare il dolore dello spirito, che si trovava intrappolato in una spessa corazza che lo rifletteva più e più volte. Mi veniva istintivo domandarmi il motivo per cui non ero più di suo gradimento, il perché si fosse stancato di me, che imperterrita continuavo ad amarlo con tutta me stessa, nonostante tutto. Quando mi prese per il braccio allo scopo di fermarmi mi voltai con uno scatto e puntai gli occhi nei suoi. Presi un'espressione severa, alle sue insinuazioni: Oh certo! Adesso ero io ad istigarlo al tradimento!
    Eviterò di risponderti e farti sfigurare davanti alla tua donna, avrai tempo a volontà di riflettere sulle tue idiozie.
    Quelle mie stesse parole mi ferirono quasi più del suo gesto: sapere che il mio subconscio aveva riconosciuto di non essere più di sua proprietà era devastante. I miei occhi tornarono limpidi e acquosi, specchio trasparente delle mie emozioni. Mi mancò il fiato e abbassai il capo, poi lo rialzai per osservarlo.
    Ora lasciami andare... mormorai con voce incrinata, un sussurro che sapeva di supplica, una preghiera che non avrei mai fatto a nessuno.
    Forse stavo diventando matta.
     
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    Susan si voltò verso di me guardandomi con rabbia eviterò di risponderti e farti sfigurare davanti alla tua donna,avrai tempo a volontà di riflettere sulle tue idiozie.
    -Susan, cosa stai dicendo? Sei fuori di te, non ti riconosco piú ultimamente!Smisi di parlare realizzando in ritardo cosa volessero dire le sue paroleaspetta...tu...tu sei gelosa di lei?girai il braccio per indicare Alexandra con la mano.Non ci posso credere...ero incredulo,ripensai al momento in cui ci separammo in modo definitvio. O almeno così credevamo.
    Per mio carattere sono sempre stato incline allo stare con altre donne, a godermi la vita, e Susan questo lo sapeva e lo aveva accettato, io nonostante queste continue scappatelle amavo con tutto me stesso sempre e soltanto lei, con tutte le altre ragazze era solo sesso. La nostra relazione però era giunta ad un punto di un probabile non ritorno, poiché Susan mi aveva detto esplicitamente che si era stancata della nostra situazione ed allora avevamo deciso di separarci, nonostante la nostra intimità fosse diminuita già da tempo non avevo potuto fare a meno di sentire la sua mancanza.
    Ad innescare il tutto però era stata lei.E non capivo perché continuasse a provare questo interessamento nei miei confronti se era stata propio lei a chiedere di andarmene.-Ma come, prima dici che non vuoi piú avere niente a che fare con me ma dopo non appena cerco di essere nuovamente feliceil che non era vero, non credo sarei mai potuto essere nuovamente felice allo stesso moto con una donna che non era la mia Caitlintu vieni e mi fai capire che non vuoi piú. Dimmi cosa devo fare per essere lasciato in pace diavolo e rifarmi una vita! Voi donne siete così...volubili, dite una cosa quando ne pensate un'altra, un vostro no vuol dire sì... io non vi capisco. Dimmi una buona volta, diretta, con parole semplici: vuoi lasciarmi andare o dobbiamo fare un nuovo tira e molla?
    ora lasciamo andare... No, prima voglio una risposta alla mia domanda, dopo ti lascerò tornare alle tue sgualdrine.
    Ero furente, non mi importava niente del fatto che la mia voce avesse raggiunto toni alti e che stavo attirando l'attenzione di tutti i clienti, volevo,dovevo capire una volta per tutte dove fosse il problema e chiudere quella situazione
     
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    Socchiusi le labbra per lo stupore alle sue parole. Possibile che non si rendesse conto? Possibile che fosse necessario fargli sempre capire che la realtà non era quella che vedeva lui? Non riusciva a concepire che una donna gli avesse riservato tutta la sua vita e che, in cambio di tutto ciò che gli era permesso, forse un po' di fedeltà le era dovuta?
    Certo che lo sono, e sono anche invidiosa, perché quantomeno lei viene pagata per essere trattata come una puttana, cosa che con me hai sempre fatto gratuitamente!
    La rabbia mi portò a dire cose che forse non pensavo, una versione esagerata dei fatti. Mi coprii le labbra con la mano reprimendo un singhiozzo con estrema fatica. Non dovevo più vederlo, dovevo costringermi a cicatrizzare in fretta la ferita che avevo in petto.
    Oh, ma come lo amavo! Con quanto ardore, con quanto desiderio! Ogni notte non desideravo altro che stare tra le sue braccia, cullata dalle sue carezze e dalle sue rassicurazioni, potendomi permettere anche di crederci. Ma, con la consapevolezza che non era altri che un ciarlatano, il sogno si infrangeva ed i suoi resti, come lame affilate, mi torturavano fino al mattino.
    Lo sentii urlare e tornai con i piedi per terra cercando di placarlo mormorandogli:
    fai silenzio! Non ti permetto di parlare così in casa mia!
    Con troppa poca veemenza per essere incisiva: la mia mente era impegnata a cercare di capire le sue parole, ad imprimerle a fuoco nella memoria. Era un momento terribile, erano parole terribili ed un sentimento terribile, quell'amore incontrastato incurante della delusione. Mi aveva detto che voleva essere felice, ed Alexandra a quanto pare era capace di dargli la felicità che voleva. La felicità che io non ero riuscita a dargli.
    Mi misi nei panni della ragazza, guardandola in maniera assente: mi stavo mettendo tra lei e l'amato, esattamente come avevano fatto con me. Un moto di solidarietà fraterna si impossessò di me: forse Matthew non meritava che io smettessi di tormentarlo per le sue gravi colpe, ma lei.. se era vero che si amavano non dovevo mettermi in mezzo. Se era vero che lui amava lei, doveva essere così. Tutta tremante tornai a guardare mio marito e presi fiato.
    Sei libero da ogni vincolo matrimoniale, non verrò più ad importunarti.
    Pronunciai la mia condanna a morte, dunque abbassai lo sguardo aspettando che mi lasciasse andare, come promesso.
     
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    Dopo qualche istante di silenzio lei mi rispose, dicendomi che oltre ad essere gelosa provava invidia nei confronti di Alexandra perché lei,al contrario suo, veniva pagata per essere trattata come una prostituta. La guardai stranito-Sei impazzita? Io trattarti da puttana? Ho sempre voluto il meglio per te come puoi pensare questa cosa?-
    Feci qualche passo avanti e indietro nel corridio per cercare di calmarmi,alla fine mi accesi una sigaretta cominciando a tirare qualche boccata nervosamente,dopo qualche istante mi fermai tornando davanti a Susan.
    Susan mi intimò di far silenzio e di abbassare i toni, quanto l'adoravo quando si comportava così, quando si arrabbiava e diventava così appassionata e focosa avevo voglia di stringerla a me di baciarla con foga, di far entrare in contatto i nostri corpi, di assaporare il suo profumo e sentirla come parte di me.
    Susan si voltò per osservare Alexandra,che era rimasta ad assistere impotente al nostro litigio,cercai di indovinare i pensieri ma invano, improvvisamente tornò a guardarmi pallida e col respiro tremante, temevo cosa avrebbe potuto dire, e infatti il colpo arrivò, forte e violento come una frustata. "Sei libero da ogni vincolo matrimoniale, non verrò piú ad importunarti." Queste parole mi riecheggiarono nella mente, piú e piú volte. Stentavo a crederci e d'un tratto mi sentii veramente per ciò che molto probabilmente era'vero, ovvero un idiota.
    Con quella mia affermazione di poco prima avevo irrimediabilmente spezzato ogni possibilità che avevamo di tornare insieme, se prima avevamo ancora qualche speranza adesso queste erano andate perdute,infrante.
    Come avevamo potuto buttare così tutti i nostri anni di relazione, di matrimonio, mi sembrava passato un secolo da quando eravamo fuggiti insieme dall'America,eravamo così felici e innamorati allora.
    Scossi la testa, non ero tipico di me avere dei rimpianti ma questa situazione attuale mi bruciava terribilmente.
    Guardai Susan,stava aspettando una mia risposta. Mi umettai appena le labbra prima di cominciare a parlarePrima di prendere una decisione drastica aspetta, si potrebbero compiere gesti che in realtà non si vorrebbero veramente.
     
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6 replies since 2/3/2015, 23:57   161 views
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