We need each other

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    Mi schiarii la voce e mi sistemai la giacca elegante, con quel rito che usavo sempre compiere prima di ogni esposizione a terzi: avevo il bisogno di sentirmi perfetto, di risultare all'altezza della situazione, qualsiasi essa fosse. E ci riuscivo, con risultati egregi. In questo caso l'aria era leggermente diversa: certo, ero riparato e lontano da occhi indiscreti, ma pur sempre in un luogo pubblico. Nello specifico, alle porte di un vicolo che sanciva il confine tra Limehouse, il quartiere dove avevo pieno potere in quanto Ispettore di Polizia, e Whitechapel, il luogo che, in quei mesi, era al centro dell'attenzione pubblica. In quel luogo ero un normale cittadino, e da qui la ragione indiscussa per ripetere le mie usuali abitudini: dovevo apparire come un gentiluomo in giro per chissà quale affare, e niente di più. Certo, in un posto malfamato come Saint Katherine Docks non era complicato fare una figura simile. Mendicanti di ogni sorta tentavano di avvicinarsi mentre iniziai ad avanzare con passi cadenzati verso la mia destinazione. Il fango mi sporcava le scarpe, e non me ne preoccupavo, per motivi che vi saranno noti (se siete abbastanza svegli, s'intende), tra poco. Respiravo a pieni polmoni quell'aria fetida, tanto da sentire un bruciore fastidioso fino in gola: quel posto doveva necessariamente essere sotto il mio potere, dovevo essere io a scoprire l'identità dello Squartatore ed essere ricordato nella storia. Magari mi avrebbero premiato assumendomi con un incarico di prestigio a Scotland Yard, oppure avrei potuto essere appuntato cavaliere dalla Regina stessa. Erano quelle motivazioni così forti a spingermi a proseguire senza indugio verso la mia meta.
    Le mie scarpe erano davvero luride, a quel punto. L'insegna del calzolaio da cui ero diretto mi fece spuntare un sorriso compiaciuto sulle labbra. Accelerai il passo, stando attento a non macchiarmi i vestiti per la melma del porto, quindi aprii la porta senza nemmeno curarmi di dare una ripulita alle suole.
    Ho bisogno di una lucidata seria alle scarpe.
    Esordii, guardandomi intorno.
    Non ero venuto solo per quello, ormai doveva essere chiaro.
    Ah, già, dimenticavo che forse non siete abbastanza astuti per averlo intuito.
     
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    Di nuovo scarpe da finire, quei due piccoli ratti dei garzoni non erano in grado di finire un lavoro in modo decedente, -un giorno o l'altro li troveranno sventrati in qualche vicolo- pensai, non sarebbe una novità. Anzi, era una tale noia da quando Jack non provocava più la polizia. Quegli imbecilli di poliziotti! Ogni volta che avevo avuto qualche problema con qualche cliente, me li ero trovati tra i piedi e la mano nella mia tasca fremeva sul rasoio! Perché dovevo trattenermi, le voci si facevano sempre più insistenti nella mia testa e l'impulso di tagliare la lingua al primo che mi avesse provocato era sempre più forte. Era un brivido che mi scorreva lungo tutta la schiena e arrivava fino alle punte delle dita, un formicolio che prima o poi avrei saziato spargendo sangue, forse non avrei dovuto aspettare molto. O almeno era quello che mi auguravo. Mi avvicinai al più giovane dei due, Micheal, un piccolo bastardello dalla lingua lunga che trovava sempre da ridire, estrassi la mano dalla tasca e gli diedi una sberla dietro la nuca -vedi di lavorare più velocemente- dissi -i clienti non aspettano i tuoi comodi- quanto poteva essere miserabile una persona per ridursi in quel modo; aveva al massimo dieci anni e le sue mani erano tutte screpolate e piene di tagli, sogghignai quando cercò di replicare alla mia sberla, lo afferrai per un orecchio sollevandolo di peso -chiudi quella bocca e lavora- urlai facendolo cadere in avanti in malo modo. Speravo si fosse fatto male, non troppo ovviamente, non volevo un lagnoso nel mio negozio. L'altro non alzò nemmeno la testa -Elias almeno fa andare le mani invece che la lingua- amavo metterli l'uno contro l'altro, era un gioco per me, si sarebbero azzuffati quando li avrei lasciati andare a casa. Improvvisamente la porta si aprì e insieme all'odore a me ben noto di quel quartiere, entrò un uomo giovane, distinto con un aria superba, non mi piacque da subito -Ho bisogno di una lucidata seria alle scarpe.- esordì tranquillamente, come se gli fosse dovuto; mi piacque ancor meno quando notai la sozzeria che aveva portato dentro senza porsi alcun problema. Lo fissai, la mia mano calò nella tasca avvolgendo il rasoio -prima di quella avreste dovuto pulirvele sullo zerbino- esclamai -ci avete camminato sopra, non vi è venuto il sospetto che fosse da usare?- era un cliente che no sarebbe durato con me. Speravo che alzasse i tacchi indispettito. O forse no.
     
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    Sorrisi appena, divertito dalla scena che mi si parava davanti: sembrava il posto perfetto ad ospitare un pazzo assassino con molta poca voglia di parlare. Osservai i due giovani garzoni e trovai inappropriato iniziare il mio discorso fino a quando fossero stati presenti: quei topi di fogna erano abbastanza scaltri per capire ciò che veniva detto fra le righe e per riferirlo alle persone sbagliate. Per di più, non ero sicuro che il loro padrone fosse così sveglio da potermi permettere di farmi capire solo attraverso qualche allusione. Insomma, i bambini dovevano dileguarsi per un po' e probabilmente sarebbe stato il capo stesso a cacciarli, se l'avessi spaventato per bene.
    Mister Skelling, sono certo che non vi indirizzereste a me in questo modo se sapeste chi sono. Per questo motivo lasciatemi prendere il mio identificativo mentre i vostri garzoni andranno a prendere tutto il necessario per la lustratura.
    E con tutta la calma necessaria a far metabolizzare le mie parole a quei pezzenti, frugai nella tasca del mio cappotto lavorato e ne estrassi un portadocumenti nero, che aprii e mostrai solamente al titolare della baracca, facendo un passo verso di lui ed inclinandolo perché i ragazzi non vedessero niente. Era sicuro che non sapessero leggere, e forse nemmeno il calzolaio stesso. D'altra parte, la grande K accompagnata dal simbolo del mio grado e posta al lato delle mie generalità doveva lasciare ben pochi dubbi. Attesi giusto il tempo di lasciarlo comprendere, quindi mi schiarii la voce guardandolo severamente: entrambi sapevamo quanti reati egli avesse commesso sia a Whitechapel che a Limehouse. Io non avevo che l'intenzione di offrirgli il perdono: i poliziotti si sarebbero dimenticati di lui e della sua fedina penale. Doveva solo compiere un ultimo atto, sanguinoso e violento, quindi il mio disegno sarebbe stato completo. Un'ultima azione, poi più niente per tutta la vita.
    Beh, mi sarebbe stato senza dubbio grato per tutta la sua esistenza. Anche io lo sarei, fossi stato in lui.
    Ma, per fortuna, sono me stesso.
     
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    Si guardò in giro con quel mezzo sorriso sulle labbra, avrei voluto levarglielo estraendo il rasoio e infilandoglielo nel collo. Peccato per quei due piccoli ratti che ora ci stavano guardando, probabilmente si aspettavano una mia reazione spropositata. Feci molta fatica a trattenermi, le mani prudevano e le voci nella mia testa urlavano di fare qualcosa, qualsiasi cosa. -Mister Skelling, sono certo che non vi indirizzereste a me in questo modo se sapeste chi sono io- annuì spalancando gli occhi -voi dite?- Chiesi -sentite, potreste essere la Regina per quanto mi riguarda, mi avete sporcato tutto con il vostro schifo- quello frugò per un momento nella tasca -lasciatemi prendere il mio identificativo mentre i vostri garzoni andranno a prendere tutto il necessario per la lustratura- aggiunse, io feci un passo in avanti -non ditemi come comandare i garzoni- sibilai; nessuno poteva permettersi di dirmi che cosa fare nel MIO negozio -e voi due- urlai -preparate per la lustratura! Muovetevi!- non mi volsi nemmeno continuavo a guardare quel borioso giovanotto. Un momento, aveva detto identificativo...ah, allora la puzza di porco che avevo sentito non era solo un'impressione. Dalla tasca, infatti, estrasse un portadocumenti nero; -siete uno sbirro eh- dissi un istante prima che mi mostrasse il distintivo con la lettera K grande come una casa. Scossi il capo -diamine- disse scocciato e sempre più insofferente -un pezzo grosso si scomoda per me, dovrei sentirmi onorato per caso?- la mia mano si strinse ancora di più intorno all'arma nella mia tasca; sarebbe stato un bel colpo fare la pelle ad un poliziotto -chi mi ha denunciato stavolta? Mr Johnson? Mrs Marleinne...- quella piccola sgualdrina, una piazzata assurda per uno stupido tacco. Avrei dovuto farglielo ingoiare.
     
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3 replies since 17/4/2015, 23:18   76 views
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